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Amore risorto: la testimonianza di Betty e Alfonso

Luca Di Tolve • apr 05, 2024


Un matrimonio fallito e risorto: la testimonianza di Elisabetta e Alfonso




Cari amici,

oggi nel blog ospitiamo una coppia di amici, Betty e Alfonso Ricucci.

Elisabetta e Alfonso sono la prova che l'amore di Dio può trasformare anche le situazioni più difficili. Il loro messaggio è chiaro: Gesù è fedele alle sue promesse e non ci abbandona mai. La sua grazia può trasformare l'acqua della nostra quotidianità in vino pregiato, un amore che dura per sempre.




Ci siamo incontrati per quella che chiamavamo coincidenza e che oggi ha il nome di DIO-INCIDENZA: avevamo entrambi i fratelli maggiori che si sono conosciuti e per caso ci siamo ritrovati durante uno dei loro incontri.

La decisione di sposarsi è arrivata dopo pochi mesi di fidanzamento, con la certezza “umana” che ci saremmo sposati appena possibile (dopo tre anni) e “per il per sempre”: niente e nessuno avrebbe potuto ostacolare questa nostra decisione.

Avevamo venti e venticinque anni e nella testa la sceneggiatura completa del film che avremmo vissuto nei successivi e lunghissimi anni: tanti figli, lavoro già stabile per entrambi, casa di proprietà, economicamente benestanti e poi una volta anziani, avremmo fatto viaggi e curato nipotini.


Il progetto era di invecchiare insieme, uniti fino alla fine, che auspicavamo potesse arrivare per entrambi contemporaneamente.

Dio non c’entrava molto nel nostro planning: la preghiera era completamente assente, come la frequentazione della Santa Messa. L’ultima confessione (senza cognizione né pentimento) era stata quella in preparazione alle nozze in chiesa, scelta fatta per tradizione e non per fede. Dal tempo della Cresima in poi ci eravamo entrambi allontanati dalla Chiesa, quindi dai sacramenti.

Lontani da Dio, dalla Chiesa e quindi anche tra noi, perché dove non c’è comunione con Dio non può esserci nemmeno tra fratelli.

Gli unici appuntamenti in chiesa erano quelli programmati dalla parrocchia per il catechismo e poi per i sacramenti dei nostri due figli, un maschio e una femmina arrivati nei primi tre anni di matrimonio.


I problemi nel matrimonio si sono manifestati quasi subito, specialmente nella relazione sessuale: il sesso praticato durante il fidanzamento, quando cioè era peccato, non aveva generato nessun problema tra noi. Immediatamente dopo le nozze invece, quando questo atto diventa santificante, avendo come obiettivo principale quello unitivo oltre a quello procreativo, allora ecco che le difficoltà hanno cominciato a bussare alla porta dei nostri cuori.

Per risolvere il calo del desiderio siamo sprofondati ancora di più nel peccato, cercando di risolvere il problema con l’uso della pornografia. In tal modo a questo peccato si aggiungeva quello di adulterio, perché ora sappiamo che “Chi guarda una donna (o un uomo) desiderandola ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore” (Mt 5, 28)

L’adulterio "nel cuore" viene commesso non soltanto perché l’uomo "guarda" in tal modo la donna che non è sua moglie, ma appunto perché guarda così una donna. Anche se guardasse in questo modo la donna che è sua moglie commetterebbe lo stesso adulterio "nel cuore" (S. Giovanni Paolo II)

Quando il peccato ha preso dimora nella nostra coppia ha ostacolato tutta la relazione: senza comunione tra noi i nostri cuori feriti erano chiusi e pertanto non c’era un dialogo sincero, né fiducia, né ascolto e comprensione, né atti d’amore.

Ciascuno viveva in modo egoistico nei confronti dell’altro, imputando all’altro la causa della propria infelicità.


Dopo circa 15 anni abbiamo cercato una soluzione per “aggiustare” il nostro matrimonio ovvero ognuno cercava di “aggiustare” l’altro; inoltre si era sempre alle ricerca di qualcosa che potesse dare una scossa e riportare la nostra relazione sessuale, e non solo, come ai tempi del fidanzamento, dato che gli incontri tra noi, a causa delle nostre ferite reciproche, si diradavano sempre più nel tempo.

Pensavamo che la difficoltà sessuale fosse la causa dei nostri mali, ma in realtà ne era solo una conseguenza.

È così che sono entrati in campo quelli che chiamiamo “cerotti”, cioè medicamenti per nascondere superficialmente le ferite.

Incapaci di trovare la causa del nostro malessere, non pensavamo di poter chiedere a Gesù di fare luce nei nostri cuori e di guarirli, così ci siamo affidati alle cure “fai da te” suggerite dal “mondo”.

Questi “cerotti” si chiamano “idoli”, cioè ciò che abbiamo messo al posto di Dio, a cui chiedevamo felicità, pace, amore, vita.

Il nostro matrimonio non funziona? Proviamo ad andare in palestra! Non basta? Allora facciamo scuola di danza, di teatro. Compriamo una casa più grande! Nessun risultato.

Ma quando eravamo felici? Quando avevamo i bambini piccoli!

Ecco la soluzione ai nostri problemi: fare altri figli! Un altro cerotto. Un altro idolo.

Ma ecco la diagnosi nefasta: menopausa precoce, a soli 35 anni.

Non avevamo più ragioni, né cerotti per continuare a vivere insieme.

Dopo ventitré anni di matrimonio e due figli di venti e ventidue anni, ci siamo separati.


I nostri propositi e le nostre promesse del “per sempre” sono svanite davanti alla domanda cruciale di Alfonso: “Betti, ma tu mi ami?”

La risposta è salita dal cuore alla bocca senza passare dal cervello: “No, non ti amo”.

Era vero. Non ci eravamo mai amati di quell’Amore divino di cui ciascuno di noi era bisognoso: un amore senza condizioni, che accoglie l’altro così com’è, senza cercare di cambiarlo. Un amore che perdona e che non tiene conto del male ricevuto.

Questo amore divino ci è stato consegnato in un unico pacchetto col sacramento del matrimonio, che avevamo collocato nel ripostiglio insieme all’inguardabile servizio da tè della zia Melania.

Dopo nove mesi di separazione, durante i quali vivevamo in due province diverse, ci siamo ritrovati in tribunale.

La richiesta di Alfonso era chiara: voleva la separazione giudiziale.


In tribunale però accade l’inaspettato: il giudice pone la domanda d’obbligo: “C’è la possibilità di una separazione consensuale e non giudiziale?”

Rispondiamo contemporaneamente SÌ! NO!

Il no ero io (Betti).

“Perché hai detto sì, Alfonso? Non mi stai aiutando!! Ho perso il lavoro, non riusciamo a pagare il mutuo, presto ci sequestreranno la casa. Non so come pagare le bollette di casa e nemmeno l’università di nostra figlia!”

“Non voglio più niente, tutto quello che era nostro ora è tuo: la casa, ciò che è in essa, e questa parte del mio stipendio sono tuoi. Se ti manca altro fammelo sapere, ti aiuterò”.

Il giudice “esulta di gioia”, incredulo di fronte a tanta generosità e alla prospettiva di concludere in fretta. I nostri avvocati restano a bocca aperta; io non comprendo questa decisione e resto sospettosa: “Mio marito non è capace di un atto simile cioè “gratuito”. Sta cercando di riconquistarmi per salvare “capra e cavoli”, ma io non sono una capra! Non sono stupida. Lo conosco.”

Alfonso invece, compie il gesto d’Amore più bello: firma l’atto di separazione, mi lascia tutto, e va via con il suo avvocato senza chiedere nulla in cambio.

A quel punto lo rincorro, perché voglio capire la fonte di tale cambiamento. Lo invito a bere un caffè in un bar vicino al tribunale e scopro che aveva fatto l’incontro con Gesù. Un incontro avvenuto alla fine di una strada iniziata con le accuse a Dio per tanto dolore e sofferenza, per passare poi al riconoscimento delle proprie colpe e infine alla gratitudine per la presenza divina che rende sopportabili le croci. Anche quelle così pesanti come questa separazione.

A me era accaduta la stessa esperienza, ma ciascuno di noi era ignaro di ciò che era accaduto all’altro.

Ci siamo separati alle nove del mattino, ma alla sera dello stesso giorno eravamo di nuovo insieme; questa volta, davvero, per il per sempre, perché crediamo alle promesse e alla presenza operante di Gesù nella nostra vita.


Dal 2009 ad oggi il Signore ci ha chiamati a portare la nostra testimonianza in diverse zone dell’Italia e in differenti occasioni: l’incontro nazionale del Rinnovamento nello Spirito, a Rimini nel 2010; l’incontro delle famiglie a Bresso con Papa Benedetto XVI nel 2012; l’incontro dei movimenti in piazza San Pietro con Papa Francesco nel 2014, nonché in diverse Diocesi (Pavia, Treviso, San Remo, Milano, Lecce)

Ma siamo chiamati a portare la nostra testimonianza anche nelle parrocchie, negli incontri di preghiera e anche nei piccoli cenacoli di famiglie che desiderano ricevere una testimonianza di risurrezione e di speranza.


Dal 2021 proponiamo un seminario per gli sposi e le coppie di fidanzati: è un cammino di guarigione personale e della coppia attraverso il perdono.

Il corso si svolge nella terra benedetta di Medjugorje, alla “Casa Sacra Famiglia di Nazareth” gestita da Luca e Terry di Tolve, nostri amici carissimi e fratelli nella fede.


Alfonso e io ora viviamo con una immensa gratitudine nel cuore; la preghiera e la Santa Messa sono al centro di ogni nostra giornata.

La grazia ricevuta si è riversata sui nostri figli, entrambi sposati, che hanno scelto di vivere il loro matrimonio con Gesù e da cui abbiamo ricevuto in dono dieci nipotini.

Ora siamo desiderosi di portare a tutti il lieto messaggio: Gesù è fedele alle Sue promesse e viene in nostro sostegno con la Sua grazia, trasformando l’acqua della nostra quotidianità in vino pregiato.

Che durerà fino alla fine.



Elisabetta e Alfonso Ricucci



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Il «gene gay»? Non esiste! Questa volta non arriva dalle varie opinioni o teorie personali , ma come " tuona" dal titolo finalmente possiamo affermare con autorevolezza ciò' che da sempre noi abbiamo sostenuto. Questo e' emerso anche sulla base di altri studi meno recenti e inoltre, aggiungo, anche sulla esperienza di cambiamento di tanti noi ora ex-gay vissuta sulla propria pelle. Ora la scienza dimostra ciò che per anni i fondatori della psicologia come Adler, Jung ,Froid e altri autorevoli sociologi e scienziati , hanno sempre sostenuto che omosessuali non si nasce ma si diventa. Il gene gay tanto desiderato da una certa lobby non esiste. Ma, come molto evidente oggi più' che mai , certo per chi lo vuole vedere, si tratta soltanto di propaganda politica e di un'agenda ben costruita dai piani alti e da una certa élite che vorrebbe creare il consumatore perfetto e distratto, dettato dalla legge del desiderio. L'obiettivo di questa agenda, infatti, non e' certo quello di essere attenta e perdersi cura del reale e profondo bisogno della persona, bensì' è creare una società' compulsiva , non solo riferito alle persone con pulsioni per lo stesso sesso, ma in generale. Le persone più' vulnerabili e fragili, vengono cosi' sedotte e conquistate e spinte a dare libero sfogo ai loro desideri, impulsi e passioni. Questo vivere, a lungo andare, porta alla distruzione della persona e genera vuoti sempre più' profondi proprio perché' i reali bisogni della persona non vengono riempiti nella maniera sana. Ecco perché' noi facciamo della nostra vita una battaglia per capire il reale e vero bisogno della persona che si nasconde dietro alle tante ferite o maschere illusorie. Solo nella Verità in Cristo e la ragione possiamo ritrovare il meraviglioso potenziale che ognuno ha dentro di se' e farlo emergere in tutta la sua bellezza e pienezza, cosi' come Dio ha pensato fin dall'inizio. Ritornando quindi al titolo : Il gene dei gay, non esiste!, ribadiamo la convinzione che per chi lo vuole, come ogni comportamento o inclinazione, cambiare si può'!! Quindi: sempre liberi di scegliere!! Articolo Fonte: Corriere della Sera 29 agosto 2019 nel articolo :I dati arrivano da un enorme studio pubblicato sulla rivista «Science» e coordinato da Andrea Ganna, un ricercatore italiano del Massachusetts Institute of Technology di Adriana Bazzi Il «gene dei gay»? Non esiste. Conferma da mezzo milione di Dna Il «gene dei gay» non esiste. Qualcuno ci aveva provato in passato a formulare questa ipotesi, ma ora un gigantesco studio genetico taglia la testa al toro: non ci sono «segni particolari» nel Dna che possano predire un’eventuale omosessualità. Lo studio ha analizzato il patrimonio genetico di oltre 470 mila persone alla ricerca di specifiche alterazioni che potessero prevedere l’ attitudine a instaurare rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Ma non ne ha trovate. Un mix genetico-ambientale Il che significa, precisano i ricercatori, che l’attrazione per persone dello stesso sesso ha a che fare più che con un singolo gene, con un mix di fattori genetici (sì, perché esistono migliaia di varianti genetiche, ma non significative, secondo quanto ci dice questo studio) e ambientali, così come accade per decine di altri comportamenti umani. I ricercatori, guidati da Andrea Ganna che lavora al Center for Genomic Medicine del Massachusetts General Hospital di Boston e al Broad Institute del Mit (Massachusetts Institute of Technology) sempre a Boston, hanno voluto rispondere a una serie di quesiti finora non risolti. Fattori biologici Intanto una premessa. Nelle diverse società e in entrambi i sessi, dal 2 al 10 per cento degli individui dichiara di avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso o esclusivamente o in alternativa con partner di sesso diverso. I fattori biologici che contribuiscono alle preferenze sessuali sono pressoché sconosciuti, ma è stata ipotizzata un’influenza genetica dal momento che certi comportamenti omosessuali si ripresentano nei membri di una stessa famiglia e anche fra fratelli gemelli sia omozigoti che eterozigoti. Da queste osservazioni preliminari sono emerse alcune domande. Etero e bisex La prima: quali geni sarebbero coinvolti e quali processi biologici influenzerebbero? In passato sono stati condotti alcuni studi alla ricerca di varianti genetiche legate all’orientamento sessuale, ma erano molto piccoli e non guidati dagli attuali criteri di analisi genetica. L’idea era quella di trovare anomalie ormonali correlate a questi comportamenti. Seconda domanda: eventuali modificazioni genetiche come potrebbero agire diversamente su persone di sesso maschile e di sesso femminile? E su cosa influirebbero: sul comportamento, sull’attrattività, sull’identità? E che ruolo avrebbero, invece, per eterosessuali ed eventualmente bisessuali? L’analisi «genome-wide association» A queste domande, dunque, ha voluto rispondere lo studio pubblicato su Science (condotto con la collaborazione di numerosi gruppi americani, europei e australiani) che ha sfruttato l’approccio «genome-wide association» (in pratica si tratta di un’analisi di tutti, o quasi tutti, i geni di diversi individui di una particolare specie per determinare le variazioni genetiche tra gli individui in esame) su omosessuali. I ricercatori hanno sfruttato i dati genetici raccolti nella Uk Biobank del Regno Unito e quelli dei partecipanti al progetto 23andMe americano, per un totale, appunto di 470 mila persone. Delle conclusioni generali abbiamo già detto. Varianti legate all’olfatto Più nel dettaglio. I ricercatori avrebbero identificato cinque varianti «significativamente» associate all’omosessualità e altre migliaia con una qualche influenza, ma prese singolarmente non hanno nessun valore nel predire i comportamenti. E fanno notare che alcune hanno a che fare con l’assetto ormonale e altre addirittura con l’olfatto. Un invito alla cautela Ma sottolinea Ganna: «Le nostre osservazioni gettano una qualche luce sui comportamenti biologici legati all’omosessualità. È necessario però astenersi da facili conclusioni perché i comportamenti umani sono complessi. E soprattutto dallo sfruttare questi risultati, ancora rudimentali, per facili propagande politiche».
Autore: Redazione 10 ago, 2019
Femminilità ferita: l’esperienza dell’amore di Dio mi ha fatto capire e aprire il Cuore! L’omosessualità è un’etichetta costruita dall'uomo; non esiste un gene dell’omosessualità; la scienza e la fede ci dicono: “Maschio e femmina li creò” dobbiamo scegliere se vivere per un progetto ideologico o negare noi stessi! Il video della nostra Miriam fatto a Medjugorje al festival dei giovani ad agosto 2019.
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