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“Omofobia, un bavaglio su noi ex gay. Fermate la legge Zan”

Andrea Zambrano • giu 02, 2020

Una legge contro la libertà costituzionale, di pensiero, di opinione e di espressione.

Contro l'"omofobia" o contro la libertà di pensiero di opinione e di espressione?
«Se passasse questa legge mi toccherà tornare all’Arcigay per essere rieducato!». Luca Di Tolve contro la Proposta di legge Zan che legalizza l'omofobia nel bel mezzo dell'emergenza da Coronavirus: «Nelle politiche Lgbt rivedo la stessa mancanza di libertà di allora, lavorano nel buio, come nelle dark room». In questa intervista l'autore di "Ero gay" illustra la verità sulle terapie riparative e denuncia la violenza che viene fatta sui ragazzi che hanno una tendenza omosessuale indesiderata. 
-TEDESCHI ALLO SBANDO: GAY OK, LA BIBBIA NON VA LETTA di Tommaso Scandroglio.
«Se passasse questa legge mi toccherà tornare all’Arcigay per essere rieducato!». La prende con una punta di ironia, ma Luca Di Tolve sa che il PdL Zan sull’omofobia in discussione alla Camera potrebbe seriamente mettere a rischio la sua opera di testimonianza controcorrente sull’omosessualismo e la vita gay. Un sito internet appena rinnovato sul quale fare corretta informazione circa le terapie riparative osteggiate dagli Lgbt, una vita ritrovata e felice da cristiano, da marito e da papà (ascolta qui la testimonianza della moglie Terry)che si mescola con l’opera che nasce dalla sua storia: oggi Di Tolve aiuta tutte le persone con orientamento omosessuale indesiderato a trovare la loro strada.

L’autore di Ero Gay. A Medjugorie ho ritrovato me stesso si unisce alla protesta della campagna #restiamoliberi lanciata per fermare la legge bavaglio sull’omofobia che prevede il carcere e la rieducazione sociale per chi si oppone al diktat della cultura gay. Ieri, il senatore leghista Simone Pillon ha annunciato che dopo un'azione di pressione sia alla Camera che al Senato è stato fatto saltare il termine del 31 marzo per la calendarizzazione in aula. 

Ma il pericolo non è affatto scemato e l'agenda procede con il suo dikat. Un diktat che impone senza basi scientifiche anche l’impossibilità di percorso delle terapie riparative, nate dagli studi dello psicologo Joseph Nicolosi per quegli omosessuali che cercano la verità sulla loro attrazione omosessuale e vogliono riscoprire la loro natura di maschi. Una bestemmia, quasi un sacrilegio per la cultura Lgbt per la quale love is love.


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Di Tolve, con questa legge lei sarebbe ufficialmente denunciato come omofobo…
E mi toccherà tornare all’Arcigay per essere rieducato! (ride). Ci rendiamo conto a che punto siamo arrivati?

Il suo sito rischierebbe di chiudere?
Dovrei sparire e andare in America, ma io amo il mio Paese e non voglio lasciarlo per colpa di questi qua che ne stanno combinando una peggio dell’altra. 

Questi qua sono politici e attivisti gay?
Chiunque promuova un bavaglio per chi denuncia il diktat dell’omosessualismo. E che ora vogliono mettere per legge.

Che cosa pensa del fatto che stiano calendarizzando la discussione ai Aula proprio nei giorni in cui tutti sono concentrati ad affrontare l’epidemia di Coronavirus?
Che il mondo Lgbt fa così sempre: lavora al buio, come accade nelle dark room, sanno che se questa proposta di legge uscisse allo scoperto si rivolterebbe mezza Italia.

Che cosa farà?
Bisogna opporsi, è chiaro. Ma anche denunciare che in altri Paesi questo non accadrebbe mai. 

A che cosa pensa?
Penso agli Stati Uniti, che sono davvero una terra di libertà. Una legge che limitasse la libertà di parola a chi è contro la dittatura gay non sarebbe mai permessa.

Gli Usa sono all’avanguardia anche per la terapia che lei propone. Ma è scientifica?
Si, certamente. Nonostante tanto clamore nella vulgata comune il dato di verità è che non si può imbrigliare la scienza e in America lo sanno molto bene.

Che cosa intende dire?
Che negli Stati Uniti nessuno si è mai permesso di fermare le terapie riparative che hanno ottimi riscontri. Ma nemmeno di controllare medici, psicologi, psichiatri e liberi professionisti, impedendo loro di andare avanti nelle loro ricerche perché è molto rispettata la libertà di espressione, al contrario di ciò che accade in Europa o in Italia dove vogliono addirittura emanare delle leggi che controllano e decidono che cosa debba dire un professionista o un medico e un giornalista.

I ragazzi che vengono da voi vivono anche l’ostacolo della mancata informazione?
Altroché. Sono persone che hanno una sofferenza immane, con mille paure che qualcuno li “sbatta” sui giornali. Vogliono imbavagliare me, ma anche tutti quei ragazzi che soffrono per la loro condizione di omosessualità indesiderata. 

E’ una mancanza di libertà che riconosce?
La rivedo, è espressione di quello che vedevo dall’interno del mondo gay ed è questa impotenza a poter parlare, che è stato uno dei motivi per cui mi sono scontrato con l’ideale iniziando il mio cammino di allontanamento. Ma anche questa mancanza di libertà di parola ha fini economici.

Perché?
Perché non si vuole dire la verità, non si vuole accettare che si possa dire “Ero gay”.

Le terapie riparative sono nuove?
Non necessariamente. Come afferma il dottor Roberto Marchesini “fino agli anni Ottanta del secolo scorso era normale che qualsiasi psicoterapeuta, di qualsiasi orientamento, accettasse di prendersi cura delle persone che soffrono a causa di un orientamento omosessuale indesiderato, considerandolo come l'esito di un senso di inferiorità nei confronti del mondo maschile”. Tanti clinici famosi hanno riportato successi in questo campo: Adler, Bergler, Lacan, Bieber, Baars (vedi qui).

Ma l’approccio curativo è eminentemente psicologico?
Psiconanalisti come Irving Bieber e Charles Socarides divennero già a partire dagli anni ‘60 molto noti esponenti di un filone psicoanalitico che riteneva che la condizione omosessuale potesse essere modificata o mitigata attraverso la psicoanalisi. “Homosexuality: a Psychoanalytic Study of Male Homosexuals” del 1962 di Irving Bieber e “The Overt Homosexual”, pubblicato nel 1968 da Charles Socarides sono i principali testi di riferimento di questa scuola. Ma altri contributi in questo senso vengono da psicologi come Robert Cronemeyer, autore di “Overcoming Homosexuality” del 1980 e da John Lawrence Hatterer , autore di “Changing Homosexuality in the Male” (1970).

Fino a Nicolosi…
Che ha assistito migliaia di persone con attrazione omosessuale indesiderata per quasi 35 anni, nella sua clinica californiana di Encino, fino alla sua morte improvvisa nel 2017.

Ma esistono associazioni di professionisti che difendono le terapie riparative?
Sì. Ad esempio l'associazione statunitense Alliance for Therapeutic Choice and Scientific Integrity si auto-definisce come “una organizzazione professionale, scientifica e multi-disciplinare dedicata alla preservazione del diritto delle persone ad accedere a forme di psicoterapia che onorino i loro valori”.

Ma l’American Psychological Association ha proibito la terapia riparativa?
No. Non esiste nessuna proibizione della terapia riparativa o di terapie volte alla diminuzione dell'attrazione omosessuale indesiderata da parte dell'APA. Si è limitata soltanto a sconsigliare tali approcci terapeutici non per questioni scientifiche, ma a causa di posizioni politiche e ideologiche.

E’ vero che alcuni Stati americani le hanno proibite?
No. Nessuno stato americano ha proibito alla popolazione adulta di accedere a tali terapie o ai professionisti della salute mentale di praticarle. Durante l’amministrazione Obama alcuni stati (fra cui la California) hanno proibito ai minorenni di accedere a tali terapie e hanno proibito ai professionisti della salute mentale di proporre tali terapie ai minorenni.
Fonte: la Nuova bussola quotidiana

Gianfranco Amato e le proposte di legge in tema di omofobia .Chiunque potrebbe essere denunciato per qualsiasi facile motivo dagli LGBT e le varie Lobby.

L''avvocato Amato, ci spiega bene il tranello anticostituzionale che emerge nella proposta di legge LGBT Arcobaleno. 

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04 giu, 2020
di Frank Doyle 14-09-2013 (fonte: www.lanuovabq.it) Il punto maggiormente controverso della prossima legge contro l’omofobia sembra concernere la libertà di espressione, tant’è che alcuni parlamentari cattolici si sono detti disposti a votare la legge purché sia garantita a sacerdoti e catechisti la possibilità di esprimere pubblicamente quanto prevede la morale cattolica circa l’omosessualità. Pochi mettono […] L'articolo Suicidi dei gay, l’omofobia non c’entra proviene da Regina della Pace.
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Torna il dibattito sull'ideologia gender con Gianfranco Amato (Presidente dei Giuristi per la Vira) e Luca di Tolve, formatore per lo sviluppo dell'identità sessuale e autore del Progetto LUCA.
Autore: Luca Di Tolve 19 feb, 2020
Il «gene gay»? Non esiste! Questa volta non arriva dalle varie opinioni o teorie personali , ma come " tuona" dal titolo finalmente possiamo affermare con autorevolezza ciò' che da sempre noi abbiamo sostenuto. Questo e' emerso anche sulla base di altri studi meno recenti e inoltre, aggiungo, anche sulla esperienza di cambiamento di tanti noi ora ex-gay vissuta sulla propria pelle. Ora la scienza dimostra ciò che per anni i fondatori della psicologia come Adler, Jung ,Froid e altri autorevoli sociologi e scienziati , hanno sempre sostenuto che omosessuali non si nasce ma si diventa. Il gene gay tanto desiderato da una certa lobby non esiste. Ma, come molto evidente oggi più' che mai , certo per chi lo vuole vedere, si tratta soltanto di propaganda politica e di un'agenda ben costruita dai piani alti e da una certa élite che vorrebbe creare il consumatore perfetto e distratto, dettato dalla legge del desiderio. L'obiettivo di questa agenda, infatti, non e' certo quello di essere attenta e perdersi cura del reale e profondo bisogno della persona, bensì' è creare una società' compulsiva , non solo riferito alle persone con pulsioni per lo stesso sesso, ma in generale. Le persone più' vulnerabili e fragili, vengono cosi' sedotte e conquistate e spinte a dare libero sfogo ai loro desideri, impulsi e passioni. Questo vivere, a lungo andare, porta alla distruzione della persona e genera vuoti sempre più' profondi proprio perché' i reali bisogni della persona non vengono riempiti nella maniera sana. Ecco perché' noi facciamo della nostra vita una battaglia per capire il reale e vero bisogno della persona che si nasconde dietro alle tante ferite o maschere illusorie. Solo nella Verità in Cristo e la ragione possiamo ritrovare il meraviglioso potenziale che ognuno ha dentro di se' e farlo emergere in tutta la sua bellezza e pienezza, cosi' come Dio ha pensato fin dall'inizio. Ritornando quindi al titolo : Il gene dei gay, non esiste!, ribadiamo la convinzione che per chi lo vuole, come ogni comportamento o inclinazione, cambiare si può'!! Quindi: sempre liberi di scegliere!! Articolo Fonte: Corriere della Sera 29 agosto 2019 nel articolo :I dati arrivano da un enorme studio pubblicato sulla rivista «Science» e coordinato da Andrea Ganna, un ricercatore italiano del Massachusetts Institute of Technology di Adriana Bazzi Il «gene dei gay»? Non esiste. Conferma da mezzo milione di Dna Il «gene dei gay» non esiste. Qualcuno ci aveva provato in passato a formulare questa ipotesi, ma ora un gigantesco studio genetico taglia la testa al toro: non ci sono «segni particolari» nel Dna che possano predire un’eventuale omosessualità. Lo studio ha analizzato il patrimonio genetico di oltre 470 mila persone alla ricerca di specifiche alterazioni che potessero prevedere l’ attitudine a instaurare rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. Ma non ne ha trovate. Un mix genetico-ambientale Il che significa, precisano i ricercatori, che l’attrazione per persone dello stesso sesso ha a che fare più che con un singolo gene, con un mix di fattori genetici (sì, perché esistono migliaia di varianti genetiche, ma non significative, secondo quanto ci dice questo studio) e ambientali, così come accade per decine di altri comportamenti umani. I ricercatori, guidati da Andrea Ganna che lavora al Center for Genomic Medicine del Massachusetts General Hospital di Boston e al Broad Institute del Mit (Massachusetts Institute of Technology) sempre a Boston, hanno voluto rispondere a una serie di quesiti finora non risolti. Fattori biologici Intanto una premessa. Nelle diverse società e in entrambi i sessi, dal 2 al 10 per cento degli individui dichiara di avere rapporti sessuali con persone dello stesso sesso o esclusivamente o in alternativa con partner di sesso diverso. I fattori biologici che contribuiscono alle preferenze sessuali sono pressoché sconosciuti, ma è stata ipotizzata un’influenza genetica dal momento che certi comportamenti omosessuali si ripresentano nei membri di una stessa famiglia e anche fra fratelli gemelli sia omozigoti che eterozigoti. Da queste osservazioni preliminari sono emerse alcune domande. Etero e bisex La prima: quali geni sarebbero coinvolti e quali processi biologici influenzerebbero? In passato sono stati condotti alcuni studi alla ricerca di varianti genetiche legate all’orientamento sessuale, ma erano molto piccoli e non guidati dagli attuali criteri di analisi genetica. L’idea era quella di trovare anomalie ormonali correlate a questi comportamenti. Seconda domanda: eventuali modificazioni genetiche come potrebbero agire diversamente su persone di sesso maschile e di sesso femminile? E su cosa influirebbero: sul comportamento, sull’attrattività, sull’identità? E che ruolo avrebbero, invece, per eterosessuali ed eventualmente bisessuali? L’analisi «genome-wide association» A queste domande, dunque, ha voluto rispondere lo studio pubblicato su Science (condotto con la collaborazione di numerosi gruppi americani, europei e australiani) che ha sfruttato l’approccio «genome-wide association» (in pratica si tratta di un’analisi di tutti, o quasi tutti, i geni di diversi individui di una particolare specie per determinare le variazioni genetiche tra gli individui in esame) su omosessuali. I ricercatori hanno sfruttato i dati genetici raccolti nella Uk Biobank del Regno Unito e quelli dei partecipanti al progetto 23andMe americano, per un totale, appunto di 470 mila persone. Delle conclusioni generali abbiamo già detto. Varianti legate all’olfatto Più nel dettaglio. I ricercatori avrebbero identificato cinque varianti «significativamente» associate all’omosessualità e altre migliaia con una qualche influenza, ma prese singolarmente non hanno nessun valore nel predire i comportamenti. E fanno notare che alcune hanno a che fare con l’assetto ormonale e altre addirittura con l’olfatto. Un invito alla cautela Ma sottolinea Ganna: «Le nostre osservazioni gettano una qualche luce sui comportamenti biologici legati all’omosessualità. È necessario però astenersi da facili conclusioni perché i comportamenti umani sono complessi. E soprattutto dallo sfruttare questi risultati, ancora rudimentali, per facili propagande politiche».
Autore: Redazione 10 ago, 2019
Femminilità ferita: l’esperienza dell’amore di Dio mi ha fatto capire e aprire il Cuore! L’omosessualità è un’etichetta costruita dall'uomo; non esiste un gene dell’omosessualità; la scienza e la fede ci dicono: “Maschio e femmina li creò” dobbiamo scegliere se vivere per un progetto ideologico o negare noi stessi! Il video della nostra Miriam fatto a Medjugorje al festival dei giovani ad agosto 2019.
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